LETTURE BIBLICHE
Prima Lettura: Ez 33,1.7-9;
Salmo: Salmo 94 (95);
Seconda Lettura: Rm 13,8-10;
Vangelo: Mt 18,15-20.
Cari amici delle Acli riprendiamo con i commenti alla Parola di Dio delle domeniche. Non abbiamo l’udienza del Papa perché questa sera arriverà in Colombia e, come ci ricorda, Mons. Urbina Ortega, presidente della Conferenza episcopale colombiana: “La parola, la presenza e la testimonianza del Papa sono molto importanti nel cammino di riconciliazione”. “Invitiamo tutti a compiere il primo passo ed è importante fare questo passo assieme al Papa, che tanto desidera la pace”
Oggi è la XXIII Domenica del tempo ordinario anno A
“L’arte della correzione fraterna” (Commento di Fr. Enzo Bianchi - Bose)
Nel capitolo 18 del vangelo secondo Matteo leggiamo diversi insegnamenti di Gesù riguardanti la vita della sua comunità, la comunità cristiana. L’evangelista vuole consegnare ai cristiani degli orientamenti in un’ora già segnata dalla fatica della vita ecclesiale tra fratelli e sorelle in conflitto, da rivalità e patologie di rapporti tra autorità e credenti. Il messaggio centrale di questa pagina indica la misericordia come decisiva, assolutamente necessaria nei rapporti tra fratelli e sorelle.
I pochi versetti proclamati in questa domenica vogliono indicare la necessità della riconciliazione sia nel vivere quotidiano sia nella preghiera rivolta al Signore vivente. Gesù chiede la correzione e la riconciliazione tra quanti sono in conflitto, tra l’offeso e l’offensore, ma le richiede anche a livello comunitario, quando un membro della comunità mediante il suo peccato contamina tutto il corpo, diventa soggetto di scandalo, di ostacolo alla vita cristiana, che è e deve essere sempre comunione tra diversità riconciliate e dunque sinfoniche. La comunione esige un serio impegno, anche una fatica, ed è questione di essere responsabili e custodi anche dell’altro.
Gesù chiede che in mezzo alle tensioni, ai conflitti, alle contese e alle offese che inevitabilmente avvengono in ogni comunità permanga il desiderio di comunione, la volontà di edificazione comune, la responsabilità intelligente di ciascuno verso tutti.
Quando avviene il peccato grave e manifesto, nella comunità cristiana occorre operare con creatività, sapienza, pazienza e, soprattutto, misericordia.
Il “salvataggio” di un fratello, di una sorella, è opera delicata, faticosa, che richiede pazienza e deve essere ispirata solo dalla misericordia. Perché tutti siamo deboli, tutti cadiamo e abbiamo bisogno di essere aiutati e perdonati: nella comunità cristiana non ci sono puri che aiutano gli impuri o sani che curano i malati! Prima o poi conosciamo il peccato e abbiamo bisogno di un aiuto intelligente e veramente misericordioso, l’aiuto che verrebbe da Dio. Occorre infatti salvarsi insieme, come scrive ancora Benedetto nella Regola: “Cristo ci conduca tutti insieme alla vita eterna” (RBen 72,12). Nessuno si salva da solo: che salvezza sarebbe quella che riguarda solo me stesso, senza gli altri? Che regno di Dio sarebbe quello in cui si entra da soli, mentre gli altri restano fuori? Che solitudine, che tristezza…
Proprio per questo Gesù chiede ai i suoi discepoli che, quando pregano, siano in comunione. Dicevano i rabbini: “Quando due o tre sono insieme e tra loro risuonano le parole della Torah, allora la Shekinah, la Presenza di Dio, è in mezzo a loro” (Pirqé Abot 3,3). Analogamente, Gesù dice che, quando anche solo due o tre fratelli o sorelle si riuniscono nel suo Nome, nella carità reciproca, allora egli è presente. Sì, Gesù è presente là dove si vive l’amore, la carità tra i fratelli, tra le sorelle.
Vi Saluto
Fraternamente
don Meco