VITA CRISTIANA Lettura Domenicale

LETTURE BIBLICHE 

Prima Lettura:        Gn 2,7-9;3,1-7;

Salmo:                     Salmo 50 (51);

Seconda  Lettura: Rm 5,12-19;

Vangelo:                  Mt 4,1-11.

 

I Domenica di Quaresima: Le tentazioni (Enzo Bianchi Bose).

Genesi 2,7-9; 3,1-7 e Lettera ai Romani 5,12-19

Nel tempo di Quaresima (annata A) le tre letture sono parallele, o meglio illustrano il tema della storia della salvezza, nelle sue tappe riassunte nelle parole e nei gesti di Gesù. In questa prima domenica le letture convergono sulla tentazione vissuta da ogni umano in Adamo ed Eva, personalità corporative e simboliche. Appena l’essere umano si mette in relazione con una realtà, è tentato di divorarla, di possederla, di dominarla, senza riconoscere il limite naturale e cercando di non cogliersi come creatura ma creatore di se stesso. Da qui la caduta, il peccato, la scelta di una strada che è mortifera. L’Apostolo Paolo, nella Lettera ai Romani, traccia il parallelo tra il primo Adamo, l’umano nella sua qualità storica, e l’Adamo ultimo e definitivo, Gesù, che, sconfitto il peccato e la morte, dona gratuitamente a tutta l’umanità la giustificazione, cioè la salvezza, e quindi la pienezza della vita inaugurata dalla sua resurrezione.

Il tempo della Quaresima è un tempo di prova, di lotta, di resistenza alle tentazioni che ci assediano, è un cammino nel deserto orientato al dono di Dio, all’incontro con lui. Per questo nella prima domenica di questo tempo liturgico ci viene svelata la realtà della tentazione subita da ogni essere umano, subita da Gesù stesso, anche lui “figlio di Adamo” (Lc 3,38). Gesù ha vinto le tentazioni, ma non è stato esente da esse, perché nella sua umanità vera e concreta c’era la fragilità, la debolezza della “carne” (sárx).

Vangelo Mt 4,1-11.

Per Matteo e Luca le tentazioni sono riassumibili in tre momenti, in tre assalti di Satana. Istruiti dalle scienze umane, oggi sappiamo leggere queste tre prove come resistenza alle tre libidines fondamentali che ci abitano: libido amandi, libido dominandi e libido possidendi. Sono le tentazioni cui è soggetta l’umanità intera, come esprime bene il libro della Genesi quando dice che l’essere umano “vide che l’albero” che non doveva essere mangiato “era buono da mangiare, appetitoso alla vista e bramato per ottenere potere” (Gen 3,6). Quando noi umani entriamo in relazione con le realtà di questo mondo, sentiamo forze, bisogni, brame che si scatenano in noi e che, se non vengono dominate, ci impediscono di riconoscere la presenza degli altri e di Dio, fonte di ogni dono.

Questa prima tentazione può anche essere letta a un livello politico. Gesù è tentato di mutare le pietre in pane per compiere un’azione prodigiosa agli occhi dell’umanità: se è lui il Salvatore, potrà estinguere la fame del mondo in modo radicale e immediato, potrà farsi riconoscere e acclamare come liberatore.

Segue la seconda tentazione. Gesù è all’inizio della sua missione: cosa può inaugurarla in modo più efficace che un segno, un miracolo, un’autoesaltazione pubblica, di fronte a tutti?

Viene infine la terza e ultima tentazione: sconfitta la libido dominandi, entra in azione la libido possidendi. Spetta a Gesù scegliere: o diventare un servo di Satana o restare un servo di Dio. Da una parte onore, potere, gloria, ricchezze; dall’altra povertà, servizio, umiltà. Sì, chi tiene in mano le ricchezze di questo mondo è il demonio, e dunque chi accumula ricchezze, anche a fin di bene, e non le condivide, non le depotenzia dell’arroganza insita in esse, lo voglia o no, è un amministratore di Satana!

Ecco perché la parola di Dio invocata da Gesù come comando radicale e definitivo è: “Adorerai il Signore Dio tuo, e a lui solo renderai servizio” (Dt 6,13). In questo modo Gesù ci lascia anche una traccia da seguire quando siamo tentati. Al sorgere della tentazione, non si deve entrare in dialogo con Satana, non si deve indugiare nell’ascolto della seduzione, magari confidando nella propria forza. No, occorre solo ricorrere alla parola di Dio, invocare il Signore, non cedere a nessun dialogo con il male, ma allontanare il tentatore con la forza di Dio. Proprio come si legge nella vita di Antonio, il padre dei monaci. Sfinito dalla lotta vittoriosa contro le tentazioni, egli vede il Signore in un raggio di luce e gli chiede: “Dov’eri? Perché non sei apparso fin dall’inizio per porre fine alle mie sofferenze?”. E si sente da lui rispondere: “Antonio, ero qui a lottare con te”.

 

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