LETTURE BIBLICHE
Prima Lettura: Is 49,14-15;
Salmo: Salmo 61 (62);
Seconda Lettura: 1 Cor 4,1-5;
Vangelo: Mt 6,24-34.
VIII Domenica del tempo ordinario anno A:Il discorso della montagna: Non potete servire Dio e Mammona! (Enzo Bianchi Bose).
Isaia 49,14-15
Isaia contempla Dio come Madre. Accanto all’immagine del padre, è eloquente anche quella della madre che non può dimenticare il figlio, carne della sua carne, da lei portato in grembo per mesi. E anche se qualche volta accade (ma solo per follia!) che una madre dimentichi il suo bambino, Dio invece non dimentica mai i suoi figli.
….dal Vangelo Mt 6,24-34
Sempre all’interno del “discorso della montagna” Gesù indica ai discepoli la “giustizia” che trascende quella praticata da scribi e farisei (cf. Mt 5,20). La giustizia che egli chiede è conformità alle esigenze dell’alleanza, la quale esige innanzitutto un’opzione di vita, di comportamento. Per questo le parole di Gesù non allettano gli ascoltatori, ma li mettono in guardia fino a scoraggiarli: “Nessuno può servire due signori (kýrioi)”. Com’è possibile che ci siano molti signori? Certo, c’è un solo Dio e un solo Signore, ma gli umani fabbricano, creano dèi e signori ai quali prestare adorazione e servizio.
Tra i signori creati dagli esseri umani vi è Mammona, il denaro, la ricchezza. Sì, le ricchezze e il denaro, mezzo decisivo del rapporto tra gli uomini e i beni materiali, mezzo al quale non è possibile sottrarsi, possono diventare dei signori, dei padroni, capovolgendo la logica del rapporto: da strumento, da mezzo di servizio, a padroni che chiedono di essere serviti. La ricchezza diventa allora facilmente un idolo e “l’idolo è un falso antropologico, prima di essere un falso teologico” (Adolphe Gesché). Ecco perché il discepolo di Gesù, chiamato a diventare un servo del Dio vivente, non può prestare alcun servizio al dio denaro, non può restare in un silenzio complice quando la ricchezza, come un Moloch, divora i poveri, quelli che per l’appunto mancano del denaro e dei beni di sussistenza.
Primo atteggiamento indicato da Gesù: “Perciò io vi dico: non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete”.
Se c’è un compito sempre urgente per il discepolo, esso consiste nella ricerca del regno di Dio: occorre cioè cercare che Dio regni veramente nella nostra vita, vivendo quella giustizia che richiede condivisione di ciò che si ha, comunione in ciò che si spera, saldezza fiduciosa in ciò che si crede. Questo atteggiamento non è facile: sovente siamo in ansia, temiamo soprattutto quando guardiamo al futuro, al domani, in particolare se siamo anziani e la precarietà ci invade. Ma proprio in questa vita che passa ci è chiesto di aderire all’“oggi di Dio”, senza voler assicurarci il domani né possederlo: il domani è di Dio e non ci appartiene. Arte del cristiano è dunque ricordare il passato; vivere l’oggi, l’hic et nunc, come adesione alla realtà e ora decisiva dell’ascolto della voce di Dio (“Ascoltate oggi la sua voce!”: Sal 95,7); andare verso il futuro, nella certezza che in esso c’è la venuta del Signore, la vita eterna.
Fraternamente
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