VITA CRISTIANA Lettura Domenicale

Tipo Progetto: 
Inizio progetto: 
Settembre, 2016

Cari Amici,

 

LETTURE BIBLICHE 

Prima Lettura:        Ab 1,2-3;2,2-4;

Salmo:                     Salmo 94 (95);

Seconda  Lettura: 2 Tm 1,6-8.13-14;

Vangelo:                  Lc 17,5-10.

 

XXVII Domenica del tempo ordinario – Anno C, alcuni suggerimenti del Priore Enzo Bianchi

 Durante la sua salita verso Gerusalemme Gesù è interrogato proprio dagli agli “apostoli”, cioè quel gruppo ristretto di discepoli da lui resi “i Dodici” (Lc 6,13; 9,1) che conoscendo la propria debolezza chiedono a Gesù, designato quale Kýrios, Signore della chiesa: “Aumenta la nostra fede!”. È una preghiera rivolta al Signore, a colui che con la forza dello Spirito santo che sempre abita in lui può agire sulla fede, sull’adesione del discepolo. Ma sarà bene riflettere sulla fiducia-adesione assolutamente necessaria per essere discepoli di Gesù. La fede, da comprendersi in primo luogo come adesione, può essere presente solo là dove c’è una relazione personale e concreta con Gesù. La fede non è un concetto di ordine intellettuale, non è posta innanzitutto in una dottrina o in una verità, né tanto meno in formule, nei dogmi. La fede non è innanzitutto un “credere che” (ad esempio che Dio esista) ma è un atto di fiducia nel Signore. Si tratta di aderire al Signore, di legarsi a lui, di mettere fiducia in lui fino ad abbandonarsi a lui in un rapporto vitale, personalissimo. La fede è riconoscere che dalla parte dell’uomo c’è debolezza, quindi non è possibile avere fede-fiducia in se stessi. Dunque, proprio perché la fede è credere alla potenza di Gesù, non ha senso la domanda degli apostoli: “Aumenta la nostra fede”. Basta infatti – continua nel nostro brano Gesù – avere fede quanto un granello di senape per sradicare un gelso e trapiantarlo nel mare, per spostare le montagne (cf. Mc 11,22-23; Mt 17,20; 21,21). Gli apostoli sono consapevoli di avere una fede piccola; vorrebbero essere giganti della fede, ma Gesù fa loro comprendere che la fede, anche piccola, se è reale adesione a lui, è sufficiente per nutrire la relazione con lui e accogliere la salvezza. …. Credere significa alla fin fine seguire Gesù: e quando lo si segue, si cammina dietro a lui, vacillando sovente, ma accogliendo l’azione con cui egli ci rialza e ci sostiene, affinché possiamo stare sempre là dove lui è. La risposta di Gesù agli apostoli prosegue poi con una parabola che li riguarda particolarmente, in quanto inviati a lavorare nel campo, nella vigna il cui padrone è il Signore. Gesù li mette in guardia dal confidare in se stessi, perché questo è il peccato che si oppone radicalmente alla fede. Per finire nella sequela di Gesù non si rivendica nulla, non si pretendono riconoscimenti, non si attendono premi, perché neppure il compito svolto diventa garanzia o merito. Ciò che si fa per il Signore, si fa gratuitamente e bene, per amore e nella libertà, non per avere un premio… Purtroppo nella vita della chiesa i premi, i meriti vengono dati da sé a se stessi e non c’è neanche da aspettare qualcosa da Dio!

      

Fraternamente
don Meco