Cari Amici,
LETTURE BIBLICHE
Prima Lettura: Am 8,4-7;
Salmo: Salmo 112 (113);
Seconda Lettura: 1Tm 2,1-18;
Vangelo: Lc 16,1-13.
XXV Domenica del tempo ordinario – Anno C, alcuni suggerimenti di Mons. Roberto Brunelli
Dare ai poveri non è carità ma restituzione
La prima lettura ci dà modo di conoscere i comportamenti dei commercianti di oltre duemila anni fa. Dai tempi di Amos non pare sia cambiato molto: la sua denuncia delle ingiustizie sociali rimane d'attualità, assumendo anzi un valore universale. Il passo del profeta introduce bene la parabola del vangelo (Luca 16,1-13). L'amministratore di un'azienda agricola è uomo disonesto ma scaltro: chiamato a rispondere al padrone delle sue malefatte, prevedendo di perdere il posto, provvede a cautelarsi.
Di imbroglioni è pieno il mondo, e non solo di quelli noti perché le loro trame arrivano ai giornali e telegiornali. Nulla di straordinario, dunque, in questa parabola di Gesù, se non fosse, a sorpresa, che egli continua lodando quell'amministratore disonesto. E' forse superfluo precisare che di quell'amministratore Gesù loda non la disonestà, ma la furbizia, di cui invece gli onesti sembrano scarseggiare. Come i "figli di questo mondo" (cioè quanti sono presi solo da cose terrene) sono scaltri nel male, non meno scaltri nel bene devono essere i "figli della luce", cioè quanti intendono orientare i propri comportamenti alla luce della fede. A loro il Maestro dice di farsi amici con la ricchezza disonesta, quegli amici che un giorno apriranno loro le porte del Cielo.
Ma come si fa? Concretamente, come muoversi? La risposta emerge leggendo le tante altre pagine del vangelo dedicate a questo argomento. Anzitutto il cristiano non deve attaccarsi ossessivamente al danaro, ai beni materiali, come se da essi dipendesse la sua vita: nulla abbiamo portato entrando nel mondo, e nulla ne porteremo via. Senza dimenticare che delle ricchezze di cui veniamo in possesso non siamo padroni assoluti, ma amministratori, che un giorno dovranno presentare i conti. Siamo poi tutti parte di un mondo permeato di ingiustizie e disonestà, da cui noi occidentali, spesso senza volerlo né saperlo, traiamo vantaggio. Circa le ricchezze acquisite in modo disonesto, giustizia vuole che anzitutto si restituisca il maltolto, e quando non fosse possibile le si usi per beneficare gli indigenti, siano essi tra noi o dall'altra parte del mondo: quello che diamo loro, a ben guardare è soltanto una parziale restituzione.
Fraternamente
don Meco