
Cari Amici,
LETTURE BIBLICHE
Prima Lettura: At 5,27b-32.40-41;
Salmo: Salmo 29 (30);
Seconda Lettura: Ap 5,11-14;
Vangelo: Gv 21,1-19.
La III domenica di Pasqua….alcune riflessioni di Enzo Bianchi con il contributo di Silvio Barbaglia, specie per il dialogo finale tra Gesù e Pietro.
Quando un autore finisce un libro e scrive la conclusione, manifestando lo scopo per cui ha scritto, il libro può essere pubblicato. Se poi a questa conclusione si sente il bisogno di aggiungere un altro capitolo di narrazioni, in continuità con quelle precedenti, allora ci devono essere ragioni decisive, importanti. Questo, come è noto, è ciò che è avvenuto anche per il quarto vangelo, terminato con il capitolo 20 (letto domenica scorsa) e poi allungato di un nuovo capitolo, il testo liturgico odierno. Perché una ripresa breve ma ricca di episodi? Un’ipotesi. L’autore o i redattori ritennero necessario mettere in relazione “il discepolo che Gesù amava” con Simone, il discepolo al quale fin dal primo incontro Gesù aveva dato il nome di Pietro, roccia salda tra tutti gli altri In ogni caso, questa appendice è straordinaria perché non è tentata di raccontare fatti straordinari o sovrumani riguardanti Gesù risorto, ma vuole dirci solo la sua presenza discreta, elusiva, fedele e paziente in mezzo alla sua comunità.
Ed eccoci infine al racconto che è la vera motivazione dell’aggiunta di questo capitolo 21. Finito di mangiare, Gesù inizia un dialogo con Simon Pietro:
“Simone, figlio di Giovanni, mi ami (verbo agapáo) tu più di queste cose?"
Gli rispose: “Sì, Signore, tu lo sai che ti voglio bene (verbo philéo)”.
Gli disse: “Sii il pastore dei miei agnellini”.
Gli disse di nuovo, per la seconda volta: “Simone, figlio di Giovanni, mi ami (verbo agapáo)?”.
Gli rispose: “Sì, Signore, tu lo sai che ti voglio bene (verbo philéo)”.
Gli disse: “Sii il pastore dei miei agnellini”.
Gli disse per la terza volta: “Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene (verbo philéo)?”.
Pietro si rattristò che per la terza volta gli domandasse: “Mi vuoi bene (verbo philéo)?”,
e gli disse: “Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene (verbo philéo)”.
Gli rispose Gesù: “Sii il pastore dei miei agnellini”.
Si noti con attenzione il gioco dei verbi greci. La terza volta Gesù non chiede più a Pietro: “Mi ami?” (verbo agapáo), ma, come aveva risposto Pietro per due volte, gli chiede: “Mi vuoi bene?” (verbo philéo). A Gesù basta l’amore umano di Pietro, la sua capacità di volere bene: verrà il giorno – glielo dice subito dopo – in cui Pietro saprà vivere l’amore, l’agápe fino alla fine (eis télos: Gv 13,1), fino al dono della vita nel martirio, ma non ora…
Fraternamente
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