VITA CRISTIANA Lettura Domenicale

LETTURE BIBLICHE 

Prima Lettura:        Dt 4, 1-2.6-8;

Salmo:                     Salmo 14 (15);

Seconda  Lettura: Gc 1, 17-18.21b-22.27;

Vangelo:                 Mc 7, 1-8.14-15.21-23.

 

 

Che cosa è impuro?  (dal commento di fr. Enzo Bianchi Bose)

Con questa domenica ritorniamo alla proclamazione cursiva del vangelo secondo Marco. Lo avevamo lasciato con il racconto della prima moltiplicazione dei pani (cf. Mc 6,30-44), lo riprendiamo al capitolo settimo, dove Gesù entra in controversia con alcuni scribi e farisei.

Costoro sono “venuti da Gerusalemme” in Galilea e contestano la condotta concreta dei discepoli di Gesù e ne chiedono conto al loro rabbi. Il problema riguarda l’halakah, la pratica di precetti e prescrizioni ricevuti dalla tradizione e, nello specifico, il fatto che i discepoli prendono il loro pasto (lett.: “mangiano dei pani”) senza essersi lavati le mani, dunque con mani impure (aggettivo koinós). In verità la Torah, la Legge, rivolgeva il comando dell’abluzione rituale delle mani solo ai sacerdoti che al tempio facevano l’offerta, il sacrificio (cf. Es 30,17-21). Ma al tempo di Gesù vi erano movimenti che radicalizzavano la Torah e moltiplicavano le prescrizioni della Legge, con una particolare ossessione per il tema della purità. Tra questi vi erano gli chaverim (compagni, amici) e i perushim (separati, farisei), i quali consideravano molto importante la prassi del lavarsi le mani e di altre abluzioni in vista della purità, che poteva essere infranta a causa di contatti con persone o realtà impure.

Gesù, invece, faceva un’attenta operazione di discernimento, distinguendo bene ciò che era espressione della volontà di Dio e ciò che invece era consuetudine umana, norma forgiata dagli uomini religiosi che, assolutizzata, diventa un ostacolo alla stessa parola di Dio e una perversione della sua immagine. La Legge deve ispirare il comportamento ma, con il passare del tempo, le consuetudini e le osservanze rischiano di contraddire il primato della Parola, la sua centralità nella vita del credente. E sovente quanti invocano le tradizioni, rendendole “la tradizione”, lo fanno perché sono proprio loro ad averle pensate e create. In questo caso, però, anziché essere a servizio dell’uomo e della sua relazione di comunione con Dio, queste norme finiscono per essere alienanti, soffocano la libertà dei credenti, erigono barriere e tracciano confini tra gli esseri umani.

Infine, tenendo conto del fatto che l’intera controversia nasce da una questione relativa alla tavola, si può trarre dall’intero ragionamento di Gesù un importante monito: non possiamo escludere nessuno dalla tavola e, se lo faremo, saremo esclusi noi dalla tavola del Regno! Quanto poi alla tavola eucaristica, non ne è escluso chi è peccatore, si ritiene tale e porge umilmente la mano come un mendicante verso il corpo del Signore, mentre ne dovrebbe essere escluso chi non sa discernere il corpo di Cristo (cf. 1Cor 11,29) nel fratello e nella sorella, nel povero, nel peccatore, nell’ultimo, nel senza dignità.

 

In sintesi di può dire: il peccato si innesta sempre nei rapporti tra ciascuno di noi e gli altri, nelle relazioni: è nei rapporti umani che la legge di Dio chiede carità, misericordia, sincerità e fedeltà. Il male, l’impurità non sta nelle realtà terrene ma sta in noi, là dove noi affermiamo solo noi stessi e non riconosciamo gli altri.

·   Letture della XXII Domenica del tempo ordinario B 

  • Papa Francesco Udienza del 29 Agosto 2018: Il Viaggio Apostolico in Irlanda
  • Papa Francesco Messaggio Giornata mondiale di preghiera per la cura del creato 1 settembre 2018

 

 

Nota

  • Per chi fosse interessato ad approfondire la Parola di Dio della Domenica, dal Giovedì c’è l’intervento molto illuminante del biblista don Claudio Doglio, parroco a Varazze. Lo trovate sul suo sito.  

https://dondoglio.wordpress.com/

 

 

 Vi Saluto

Fraternamente e auguro buone vacanze.
don Meco