
Prima Lettura: Gb 7,1-4.6-7;
Salmo: Salmo 146 (147);
Seconda Lettura: 1 Cor 9,16-19. 22-23;
Vangelo: Mc 1,29-39.
“Come Gesù cura e guarisce”(commento a cura di fr. Enzo Bianchi Bose)
Gesù e i suoi primi quattro discepoli, usciti dalla sinagoga, vanno a casa di due di loro, Pietro e Andrea. Come c’era una dimensione pubblica della vita di Gesù, così ce n’era anche una privata: la vita vissuta con i suoi discepoli, o con i suoi amici, la vita in casa, dove si parlava, ci si ascoltava, si mangiava insieme e ci si riposava. Anche queste sono dimensioni umane della vita di Gesù, alle quali purtroppo facilmente non prestiamo attenzione, eppure fanno parte della realtà, del mestiere del vivere quotidiano…
Gesù, informato che la suocera di Pietro sta male, si avvicina a questa donna allettata, la prende per mano e la fa alzare. Egli vuole incontrarla e, non appena le è vicino, senza dire una parola compie gesti semplici, umanissimi, affettuosi: prende nella sua mano quella mano febbricitante, attua una relazione carica di affetto, e quindi con forza la aiuta ad alzarsi. Questi sono i gesti di Gesù che guariscono: non gesti di un guaritore di professione, non gesti medici, né tantomeno gesti magici. Se siamo attenti comprendiamo che, sull’esempio di Gesù, a un malato dobbiamo soprattutto avvicinarci, renderci prossimi, toglierlo dal suo isolamento, prendendo la sua mano nella nostra, in un contatto fisico che gli dica la nostra presenza reale, e infine fare qualcosa perché l’altro si rialzi dal suo stato di prostrazione.
Ciò che è messo in rilievo come frutto di quel “far rialzare” da parte di Gesù è l’immediato servizio, la pronta diakonía da parte della suocera di Pietro. Rialzati dal male, a noi spetta il servizio verso gli altri, perché servire l’altro, avere cura dell’altro è vivere l’amore verso di lui: l’amore dell’altro è il volere e il realizzare il suo bene. Nel caso presente questa donna, ormai in piedi, offre da mangiare a Gesù e ai suoi discepoli, servendo chi l’ha servita fino a liberarla dalla sua malattia.
Infine una riflessione sulla preghiera di Gesù
La preghiera di Gesù nella notte, in luoghi deserti, nella solitudine, è testimoniata più volte dai vangeli, fino a quella preghiera con cui prepara spiritualmente la sua passione e morte. Preghiera piena di confidenza, in cui Dio è sempre invocato come “Abba, Papà caro e amato”; preghiera nella quale Gesù discerne la volontà di questo Padre che è amore e trova vie per realizzarla; preghiera nella quale lo Spirito santo, compagno inseparabile di Gesù, è per lui forza e consolazione. La veglia, la preghiera notturna che è operazione di tutto il corpo e non solo delle facoltà mentali, è decisiva nella vita del cristiano, il quale non deve mai dimenticare questa “attività”, vera e propria azione di Gesù.
Allegati
· Letture della V Domenica tempo ordinario Anno B
· Papa Francesco Udienza del 31 gennaio 2018: Santa Messa: Liturgia della Parola parte prima.
Nota
- Per chi fosse interessato ad approfondire la Parola di Dio della Domenica, dal Giovedì c’è l’intervento molto illuminante del biblista don Claudio Doglio, parroco a Varazze. Lo trovate sul suo sito.
https://dondoglio.wordpress.com/
Vi Saluto
Fraternamente
don Meco