
GRAZIE, PAPA FRANCESCO!
In questi giorni il cammino giubilare vive una particolare attenzione – seppur ridimensionata - al mondo del lavoro.
Avremmo potuto ricevere da Papa Francesco una ulteriore parola di lucidità, di profezia e di speranza come molte altre che, durante gli incontri e i viaggi, egli ha voluto dedicare ai lavoratori e al valore del lavoro per la dignità di ogni persona.
Se non ci è dato di poter ricevere questo insegnamento nella forma prevista, possiamo però sentirci impegnati a fare tesoro di ciò che Francesco ci ha donato nel corso del suo pontificato.
Abbiamo ascoltato, letto, pronunciato e forse scritto molte parole in conseguenza della sua morte. Abbiamo condiviso anzitutto la gratitudine che, in frangenti come questi, prende anche il volto della nostalgia (“la nostalgia è l’amore che rimane”).
In questo senso, può apparire superfluo “aggiungere” un ulteriore pensiero. E, al tempo stesso,
sentiamo di poterlo fare da una prospettiva specifica, con uno “sguardo aclista”.
LA GIOIA DEL VANGELO
L’Esortazione Apostolica “Evangelii Gaudium” ha rappresentato il “programma di governo” che Papa Francesco ha proposto, la base sulla quale, gradualmente, si sono costruite sottolineature su ambiti specifici (dalla famiglia ai giovani, dalla cura della Casa comune alla Fratellanza universale...). I contenuti di quel documento sono diventati anche il compito che il Papa ha consegnato alle Chiese che sono in Italia fin dall’incontro di Firenze nel novembre 2015.
Più in generale, fu lo stesso Francesco, in varie occasioni, a ricordarci di aver compendiato in quelle pagine il suo pensiero e, dunque, le sue proposte.
“Evangelii Gaudium” costituisce la riflessione di un Pastore che non è più stato (come i suoi predecessori) testimone oculare, attore del Concilio Vaticano II; ma, proprio per questo, di qualcuno capace di offrire uno sguardo non più frutto di rielaborazione tra il pre e il post Concilio ma, più semplicemente, fondato, radicato nel dettato conciliare, con tutte le sue conseguenze.
“Evangelii Gaudium” è l’invito ad assumere la missione come criterio e le periferie come punto di (ri)partenza. Questo secondo aspetto è apparso particolarmente innovativo. Se comune – perché evangelica – era già la coscienza di dover “arrivare” alle periferie, ovvero agli estremi confini della terra, avvincente risulta la sfida ad assumerle non come traguardo, ma come sguardo: la realtà si vede meglio, si capisce meglio se è osservata dalle periferie. Con gli occhi della compassione e dell’inclusione, dell’integrazione e della promozione.
Non possiamo poi – almeno noi – trascurare la scelta di dedicare un intero capitolo di quel documento alla “dimensione sociale dell’evangelizzazione”. Di fronte alla perenne tentazione di distinguere, fino a separare, teoria e prassi, dottrina e morale e, in ultima analisi, fede e vita, Papa Francesco ci ha ricordato con semplicità e schiettezza che vivere il comandamento dell’amore non può prescindere da una forma di impegno sociale. Ma significa pure che questo stesso impegno non può essere compreso fuori da un forte radicamento evangelico. C’è una dimensione sociale dell’evangelizzazione e c’è una sorgente profonda dell’impegno sociale: l’una connessa inseparabilmente dall’altra.
Le Acli possono ritrovare qui un riferimento sicuro a fondamento della loro identità e del loro compito.
TUTTO È CONNESSO
All’enciclica “Laudato Si’” va riconosciuto un valore paradigmatico per ciò che analizza del mondo attuale, per le valutazioni che offre e per le piste di azione che suggerisce (secondo la scansione cara al pensiero sociale cristiano, intuita da Joseph Cardijn e suggerita già da Giovanni XXIII).
Per una realtà come quella aclista che esprime nei “circoli” non solo una forma organizzativa ma una prospettiva di incontro, l’ecologia integrale non può che rappresentare una conferma e una proposta di sviluppo.
Tutto è connesso, appunto: tutto è, in qualche modo, “in circolo”, in una forma di interdipendenza
che non umilia ma che apre alla reciproca accoglienza.
Non è questa la sede di un approfondimento, ma non possiamo permetterci di trascurare il cammino compiuto dal Papa con i Movimenti Popolari. In quella triade dedicata a “Terra, Casa e Lavoro” troviamo ulteriori elementi di riflessione, di denuncia e soprattutto di impegno.
NUOVE DOMANDE E QUALIFICATE RISPOSTE
“Ci farà bene” (possiamo immaginare la voce di Papa Francesco ripeterci questo invito) rileggere i due discorsi che il Santo Padre tenne in occasione dei due incontri nazionali svoltisi per il settantesimo e per l’ottantesimo di fondazione delle Acli, nel 2015 e nel 2024.
“Ci farà bene” perché in essi noi possiamo ritrovare, nella cornice più ampia che abbiamo provato a tracciare, alcuni inviti più puntali e – la cosa non guasta – delle parole di sostegno e di incoraggiamento.
È spesso toccato a Papa Francesco richiamare le realtà organizzate (pensiamo a quanto pronunciato nei confronti della Cisl nel 2017) sul loro compito profetico, ovvero sulla loro capacità di restare aderenti alla realtà sapendone cogliere i mutamenti.
Forse anche per questo il discorso più recente – dello scorso anno – agli aclisti e alle acliste ha indicato alcune piste di azione concrete ma soprattutto degli “stili”, ovvero dei modi comuni di fare cose diverse.
CAMMINANO ADAGIO, VANNO LONTANO
In una sequenza di passaggi via via più specifici, l’ultima sottolineatura non può che essere dedicata
alla visita che il Santo Padre Francesco fece alla nostra città nel 2015.
“La mia visita a Torino inizia con voi” disse ai rappresentanti del mondo del lavoro riuniti in Piazzetta Reale. Non solo esigenze organizzative (in un programma denso di appuntamenti) ma, in qualche modo, una indicazione di priorità per la quale essere ulteriormente grati.
Anche a Cagliari e soprattutto a Genova papa Francesco ebbe per il mondo del lavoro parole di attenzione e insegnamenti chiari e ricchi. Iniziare con il lavoro! Ai torinesi dedicò una conclusione che non ha perso di valore con il passare del tempo: “Per favore: coraggio! Non significa: pazienza, rassegnatevi. No, no, non significa questo. Ma al contrario, significa: osate, siate coraggiosi, andate avanti, siate creativi, siate “artigiani” tutti i giorni, artigiani del futuro!”
Nell’omelia della Messa in Piazza Vittorio Veneto, Papa Francesco citò per due volte il poeta Nino Costa. È suo il verso contenuto in “Rassa nostrana” che, pur dedicata agli emigranti, traccia una descrizione che, ancora una volta, ha a che fare non con delle forme ma con uno stile.
Possiamo chiedere a Papa Francesco di intercedere per tutta l’umanità, per tutto il Popolo di Dio e, in esso, per gli aclisti e le acliste torinesi, perché il loro cammino sia caratterizzato da questi passi tenaci e da grandi orizzonti.
Sono i passi di questo Giubileo del mondo del Lavoro. È il grande orizzonte della Speranza.
don Marco Ghiazza
(accompagnatore spirituale ACLI di Torino)